Sesso al cinema: cosa è cambiato nella storia?
Ilaria Rebecchi | Ott 18, 2012 | Commenti 0
Il grande schermo nel corso degli anni ci ha abituati a peregrinazioni erotiche ben lontane dal porno ma pregne di metaforici significati rimandanti a psicologie di trasformazione, solitudini e storia.
Storie d’amore appassionate o torbide, dipinti cinematografici di relazioni sessuali fuori dal comune, perversioni e follie amorose, naturalezza dei rapporti e trasgressione:
ecco alcune tra le più significative pellicole che hanno trasformato il modo di guardare e pensare l’erotismo, la seduzione e il sesso al cinema.
- Lezioni di Piano
“Lezioni di Piano” (Jane Campion, 1993) ha commosso mezzo mondo portando il tema dell’amore e del sesso in relazione alla disabilità, mentre le storiche scene di “Ultimo Tango a Parigi” (Bernardo Bertolucci, 1972), dove l’ossessione erotica della solitudine dell’adulto Marlon Brando incontra la spensieratezza infantile della giovane Maria Schneider.
Se poi l’ultimo capolavoro di Kubrick (1999), “Eyes Wide Shut” ha convinto per la disamina intensa e morbosa di una sessualità disinibita e shoccante, in riferimento a rapporti personali ed interpersonali a metà tra sogno e realtà, è la veridicità della commovente storia dei protagonisti de “I Segreti di Brokeback Mountain” (Ang Lee, 2005) ad aver aperto uno scenario ancora tabù su un’omosessualità mai potuta dichiarare nelle società passate di cowboy necessariamente virili, regalando la libertà d’amare all’universo gay come aveva fatto anche nello splendido “Philadelphia” (Jonathan Demme, 1993) il cui merito sta proprio nell’esser riuscito a delineare con mestizia e rassegnata veridicità la scena della diffusione dell’Aids in un’America forse ancora non pronta, nonostante tutto.
C’è poi John Cameron Mitchell che con “Shortbus” (2006) ha palesato come a volte un maggior libertinismo sessuale possa essere una valida soluzione contro un congelamento antropologico quotidiano, mentre con il precedente “Hedwig, la diva con qualcosa in più” (2001) aveva parlato di transessualità e travestiti, toccando il tema dell’ambiguità sessuale e dell’identità di genere tra rock e caleidoscopici colori.
Il sesso come soluzione ultima per la sopravvivenza, è invece quello di Michael Fassbender nel recente capolavoro (2011) di Steve McQueen, “Shame”, mentre “Secretary” (Steven Shainberg, 2002) ha portato al grande pubblico la dinamica sadomasochista sviluppandola come a volte irresistibile, e la Grande Mela è tornata protagonista con i film seguito dell’omonima serie tv “Sex and the City”(Michael Patrick King, 2008), dove le donne sono maestre e protagoniste, emancipate e capaci di convincere.
E se già nel 1962 Stanley Kubrick prendeva il più celebre romanzo di Nabokov “Lolita”, per farci un film poi diventato cult e contestatissimo, dove una ragazza americana intreccia una morbosa relazione d’amore con vari uomini più adulti, Ang Lee ri-esplora il sesso e la seduzione in “Lussuria – Seduzione e Tradimento” (2007), dove una giovane militante della resistenza cinese degli anni ’40 cercherà di sedurre un potente uomo politico amico dei giapponesi, per poi ucciderlo, salvo poi innamorarsene in grovigli di intrighi e passione.
C’è poi l’erotismo dichiarato di “Sex and Zen” (Michael Mak, 1991) e la sofisticata esplorazione della prostituzione maschile in sussulti onirici e poetici di “Belli e Dannati” di Gus Van Sant, 1991.
E chi, poi, non ricorda la simulazione di un orgasmo nel mezzo di una tavola calda americana in “Harry ti presento Sally”(Rob Reiner, 1989)?
O il turbamento nel volto di un giovanissimo Dustin Hoffman, neolaureato e perfetta icona della borghesia-bene degli anni ’60 americani, turbato e rapito dalla passione per la più matura moglie del socio del padre, una Mrs Robinson irresistibile, che con un’ironia sopraffina ed incalzante ha conquistato il mondo senza appesantire la drammaticità della storia, ne “Il Laureato” (Mike Nichols, 1967).
Capolavori di stile, di contenuto, di sensualità e di storia.
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more