Robert Mapplethorpe: provocazione e genialità
Ilaria Rebecchi | Nov 23, 2012 | Commenti 0
Dalle prime polaroid degli anni ’70 agli omaggi fotografici all’amica e musa Patti Smith, passando per teneri e malinconici ritratti di bambini , fino a quelli rinomati e scabrosi per l’epoca a ritrarre la perfezione del corpo maschile.
L’arte di Robert Mapplethorpe (1946 – 1989) l’ha reso uno dei più importanti fotografi del ventesimo secolo perché, come solo i grandi artisti sanno fare, è riuscito ad essere nello stesso tempo classico e attuale:
testimone del proprio tempo e astratto in una sorta di perfetta atemporalità.
Le fotografie di Robert Mapplethorpe sono rigorose, composte, curate nel minimo dettaglio.
I corpi, come i fiori, impeccabili, ritratti in ambientazioni asettiche, i loro movimenti sono armonici e ricordano gli studi dell’arte e della scultura rinascimentali.
La ricerca della perfezione, mito irraggiungibile per la maggior parte degli artisti, è per Robert Mapplethorpe la condizione necessaria da raggiungere in ogni suo scatto.
“Spesso l’arte contemporanea mi mette in crisi perché la trovo imperfetta. Per essere perfetta non è che debba essere giusta dal punto di vista anatomico. Un ritratto di Picasso è perfetto. Non c’è niente di contestabile. Nelle mie fotografie migliori non c’è niente di contestabile – così è. È quello che cerco di ottenere”.
E così oggetti sadomaso e nudi omoerotici ad illustrare gli ambienti gay dell’epoca, i nudi femminili come quello della culturista Lisa Lyon e la serie “Portfolio X” (con il fotografo in un autoscatto con frusta nel didietro) a sradicare le barriere tra foto d’arte e foto pornografica, come se il nudo fosse studiato scientificamente e socialmente, bandito all’epoca per scabrosità dove bello e sesso non si distinguono ma si compenetrano.
Provocazione e genialità.
Categoria: featured • Fotografia
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more