Pornotopia, di Beatriz Preciado: architettura ed erotismo
Ilaria Rebecchi | Lug 04, 2013 | Commenti 0
In Pornotopia, la Preciado analizza i processi di spettacolarizzazione del privato attraverso le case del piacere create da Hugh Hefner. Un libro duro, intenso dove si consuma molta Dexedrina: “È curioso che il farmaco più usato da un uomo che praticamente vive in un letto, sia una pasticca per non dormire.” El Pais
Credo che Playboy sia per la filosofia politica contemporanea quello che la locomotiva a vapore fu per Marx, un modello di produzione economica e culturale imprescindibile per comprendere le mutazioni che hanno avuto luogo durante la seconda metà del ventesimo secolo.” Beatriz Preciado
È noto ormai che nel bel mezzo della Guerra Fredda, il giovane Hugh Hefner creò quella che sarebbe presto diventata la più importante rivista per adulti del mondo, Playboy. Ciò che la maggior parte del pubblico ignora invece sono i dettagli del suo lavoro pioneristico come creatore delle “case di piacere”. Playboy non è stata solo una rivista piena di donne seminude, ma un impressionante progetto comunicativo e architettonico, il cui principale scopo era quello di offrire una valida alternativa al tradizionale nucleo famigliare americano. Playboy fornì uno strumento per mettere insieme la nuova generazione votata alla finanza e al profitto, con il piacere. Questa è forse l’essenza di Playboy. “Se vuoi cambiare un uomo, cambia la sua casa.” Beatriz Preciado ci guida nel mondo di Playboy, una Disneyland per adulti, fatta di magioni, ville, letti girevoli, caverne tropicali, videocamere di sorveglianza, piscine, ispirata dalle rivoluzionarie utopie sessuali del marchese De Sade e di Ledoux, che funziona come la prima serie di bordelli multimediali nella storia: una moderna pornotopia installata nella cultura di massa contemporanea attraverso la sua ostentata e sfarzosa architettura. Il mondo di Playboy è un esempio perfetto dei cambiamenti che occorsero durante la Guerra Fredda, quando i mezzi di comunicazione di massa cominciarono a occuparsi sempre più spesso di sesso e droghe e dove l’architettura si prestava alla rappresentazione dell’identità maschile. Il libro finalista del premio Anagrama Miglior Saggio dell’anno 2010
Beatriz Preciado (Burgos, 1970), dottore in filosofia e teoria dell’architettura
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more