Masters of Sex: i pionieri della rivoluzione

Per Thomas Meier, autore della biografia a loro dedicata, William Masters e Virginia Johnson sono “la coppia che insegnò all’America come amare”, e questo suona paradossale se consideriamo che i loro studi sulla sessualità sono cominciati proprio sul finire degli anni Cinquanta, epoca segnata da un perbenismo esasperante che ancora recava le ferite del senatore McCarthy e della sua famigerata caccia alle streghe.
Masters of Sex
è la ricostruzione di questa intrigante avventura umana e professionale, ma filtrata dallo sguardo dell’esperta sceneggiatrice Michelle Ashford, che ha ideato la serie per Showtime: non un preciso resoconto biografico delle vite di Masters e Johnson, bensì una rielaborazione creativa delle vicende che hanno condotto i due ricercatori a rinnovare la nostra concezione dell’erotismo, spianando così la strada per la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta, dopo aver frantumato pregiudizi e tabù secolari.

L’idea vincente della sceneggiatrice è chiara sin dal principio, e consiste nell’imbastire la storia come un’indagine sulla complementarietà dei sessi: William (interpretato da uno strepitoso Michael Sheen) è un ginecologo brillante, ma i suoi studi sono limitati da una visione prettamente maschile che trascura il ruolo della donna nel rapporto sessuale, com’è evidente quando scopre, con sua grande sorpresa, che le donne spesso fingono l’orgasmo; la presenza di Virginia (l’ottima Lizzy Caplan) è quindi fondamentale, poiché integra le conoscenze medico-scientifiche di William con una combinazione di intuito, professionalità ed esperienza, focalizzando l’attenzione della ricerca sulle molte sfumature della sessualità femminile.
Grazie a lei, e alle numerose osservazioni in laboratorio, i due dimostrano la maggiore complessità dell’orgasmo femminile su quello maschile, e la sostanziale irrilevanza della penetrazione (e quindi del contributo di un partner) per raggiungerlo.

 

Donna indipendente, consapevole delle sue esigenze fisiche e dei meccanismi che regolano il suo corpo, Virginia è un emblema di “proto-femminismo”, e anticipa di diversi anni la liberazione sessuale della decade successiva.
La sua caratterizzazione è probabilmente frutto di esigenze creative più che di una concreta fedeltà alla reale Virginia Johnson, e il personaggio può suscitare un effetto straniante se rapportato al moralismo maschilista della St. Louis degli anni Cinquanta.
Al contempo, però, questa soluzione narrativa conferisce a Virginia la funzione di centro gravitazionale della storia: l’intera serie è un atto d’amore consumato sul corpo di Lizzy Caplan, esplorato minuziosamente dalla macchina da presa e desiderato da tutti gli uomini che le ruotano attorno, in primo luogo lo stesso William, che sviluppa per lei una dipendenza non solo di carattere professionale, ma anche fisico, dal momento in cui entrambi s’impegnano in prima persona come soggetti della ricerca, misurando le proprie reazioni fisiologiche durante il sesso. Significativa è la sequenza in cui, all’apice di un rapporto, raggiungono l’orgasmo contemporaneamente: è l’istante esatto in cui si stabilisce un legame indissolubile, che li porterà – com’è noto – a intraprendere una relazione anche di natura sentimentale.

L’erotismo è mostrato con garbo, attraverso una sensualità sottile che non degrada mai nel pruriginoso, in virtù di una fotografia elegante e dalla consistenza vagamente oleosa, che accarezza i corpi e sfuma i colori. Anche la ricostruzione ambientale è molto curata, ma il fascino magnetico di Masters of Sex risiede nel rapporto conflittuale tra William e Virginia, costantemente influenzato dalla tensione sessuale e dalla polarità fra maschile e femminile.
Sempre sull’orlo di un delirio di onnipotenza, sterile ma incapace di ammetterlo, William è sposato, e quindi tenta di congelare l’attrazione che prova per Virginia con un atteggiamento distaccato, a volte persino sprezzante, salvo poi confessarle i suoi veri sentimenti proprio nel momento di maggior difficoltà della sua carriera, con il classico cliffhanger da finale di stagione.
Come evolverà il loro rapporto, e come proseguiranno i loro studi nel clima soffocante dell’America perbenista, lo scopriremo nel corso di quest’anno: Showtime ha infatti già ordinato una seconda stagione, giusto riconoscimento per una serie che, nei suoi dodici episodi, si è affermata come la migliore novità dello scorso autunno televisivo.

Categoria: CinemafeaturedTv

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