‘L’osceno è sacro’ di Dario Fo

‘L’osceno è sacro’ di Dario Fo è una vera e propria enciclopedia ideale delle scurrilità poetiche.
Un grande volume colmo delle invettive shakespeariane e delle sconcerie di Molière, dell’esibizionismo del Ruzzante e del volgare aulico di Aretino.

Il Premio Nobel italiano torna alla scrittura con un turpiloqui esaltante e creativo, a raggruppare i grandissimi della letteratura di tutti i tempi.

L’osceno, il triviale sono parte del valore lessicale di ogni popolo, ed esiste nella storia un “grande libro dello scurrile poetico”, mai veramente considerato.
I suoi autori hanno nomi a volte ignoti, altre volte noti e celebrati: per esempio Shakespeare e Marlowe, che in scena e nella vita si esprimevano usando “parolacce”. L’ebreo di Malta di Marlowe inveiva dando della “testa di fallo” ai suoi persecutori. ù
Il fool del Re Lear shakespeariano usava espressioni come “culo” e “chiappe”, con varianti d’appoggio, a ogni occasione.
Nel testo originale Amleto fa allusioni chiare al sesso femminile. Al limite dello sconcio le espressioni recitate da Molière nel Medico per forza e nel Don Giovanni.
Per non parlare delle oscenità esibite da Ruzzante, dall’Aretino e da Giulio Cesare Croce il fabbro nel suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.
Ma è sorprendente scoprire come uno dei campioni del turpiloquio fosse Leonardo da Vinci, con una famosa tiritera sul fallo recitata in tutte le sue modulazioni.
Riallacciandosi a una tradizione tanto illustre, Dario Fo racconta, da un’angolazione originale, le storie grandiose dei miti greci e romani, dell’Asino d’Oro e delle Mille e una notte, di Dante Alighieri e dei poeti di Provenza, della tradizione napoletana e di quella giullaresca medievale, e molte altre.
E mette a fuoco la sacralità dell’osceno e della buffoneria, da cui la sessualità esce giocosa e vitale, la donna rispettata e il male scongiurato. Con 133 disegni dell’autore.

 

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