“La mia vita carnale” di Giordano Bruno Guerri
Ilaria Rebecchi | Lug 08, 2013 | Commenti 0
“Posa”, “finzione”, “provocazione”, “teatro”: ecco i termini associati per decenni al nome di Gabriele D’Annunzio.
Con queste parole siamo stati abituati a descriverlo, così ci è sempre stato insegnato.
Ma la suggestione della sua poesia, le imprese ardite e la retorica detta appunto “dannunziana” non sono sufficienti a svelare il segreto di una vita “inimitabile”.
Giordano Bruno Guerri ci conduce lontano da stereotipi, accompagnandoci nelle stanze folli e geniali della dimora dannunziana. Pagina dopo pagina, sfogliando il “libro di pietre vive” che il Vate ci ha lasciato, riscopriamo un uomo che fu seduttore e amante irresistibile, avvinto dal “bisogno imperioso della vita violenta, della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell’allegrezza”.
Grazie al diario (in gran parte inedito) di Amelie Mazoyer, ancella in servizio continuo che il Vate ribattezza Aélis, conosceremo Gabriele D’Annunzio uomo “intero”. Geisha, complice e confidente, Aélis si contende il ruolo di preferita con l’elegante musicista Luisa Baccarà e con la cameriera Emilia. Aélis annota per lunghi anni tutto ciò che accade nelle stanze del Vittoriale, registrando ascese e cadute delle “badesse di passaggio”: nobildonne, artiste, prostitute, semplici paesane o avventuriere; e un contorno di personaggi non secondari.
Su tutto ciò, naturalmente lui, la sua grandezza di poeta e la sua strepitosa vitalità, fatta di genio e di cocaina, invenzione e di ironia: il suo essere un libertario e anarchico, modernizzatore e anticipatore.
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more