Il Diario di Grace Hall – pt1: l’attrice e il New Burlesque
Ilaria Rebecchi | Dic 12, 2012 | Commenti 0
L’arte del Burlesque, dal look agli strumenti di seduzione, dalle coreografie alla musica e alla recitazione:
Grace Hall è l’indiscussa regina del Burlesque italiano, nota per aver portato la propria formazione teatrale sui palchi della scena, conquistando il pubblico con grazia, fascino e cultura ed ispirandosi alle Dive del Cabaret anni ’30 e ’40 e alla tradizione italiana, tra corsetti, paillettes, ventagli, piume e gioielli, e proiettando lo spettatore in viaggi onirici nel passato.
Grace Hall è Emma Nitti, attrice di teatro, cinema e tv che ha lavorato con nomi illustri del panorama internazionale, tra cui Abel Ferrara, Juliette Binoche, Gabriele Muccino, Paolo Virzì, Gigi Proietti e Magnus Reed.
Eleganza e bellezza, tra ammiccamenti e atmosfere in stile New Burlesque:
con “Il Diario di Grace Hall” l’affascinante artista illustrerà in esclusiva per I Diari di Casanova la sua arte, la seduzione, gli show e la sua scuola, la professione, i backstage e il suo personaggio.
In questa prima puntata conosciamo Emma, l’attrice: dalla formazione al Burlesque…
“Ho individuato la passione per la recitazione in tenera età. Sin da piccola adoravo giocare a diventare qualcuno diverso da me. Passavo pomeriggi interi davanti allo specchio provando foulard e le scarpe enormi della mamma, cantavo tutto quello che mi veniva in mente.
Il mio mito era Loretta Goggi: volevo fare l’attrice, cantare, ballare come lei. Ho desiderato seguire corsi di recitazione già durante le scuole medie. Ma prima di iniziare ho dovuto aspettare: i miei genitori mi consigliarono una scuola che facesse maturare in me una buona cultura, forse sperando che cambiassi idea e orientandomi magari verso una professione più “concreta” e stabile.
Ma finito il Liceo Classico Mamiani di Roma il mio desiderio non era cambiato, anzi: mi sono iscritta a Lettere Moderne, con indirizzo in Discipline dello Spettacolo e contemporaneamente anche al Conservatorio Teatrale di G.B. Diotajuiti per tre anni. Ho iniziato così le prime esperienze a teatro, poi al cinema, un po’ di tv, e via dicendo…
Forse il mio sogno rimane quello di fare la soubrette, come quelle di una volta però, che sapevano coniugare con maestria diverse abilità artistiche.
Di difficoltà e delusioni ne ho vissute e ne vivo parecchie: il lavoro dell’attore è uno dei più disperati. E il lavoro coincide con la propria identità: le sconfitte e la sensazione di inadeguatezza sono all’ordine del giorno, e non ci sono regole.
Se non ci sono volontà e determinazione non si va da nessuna parte, anche se si ha talento.
E’ molto importante avere un forte equilibrio interiore, per fortuna ci sono poi gli applausi, che ci ripagano di tutta la sofferenza!
Non sono mai contenta di quello che riesco a fare, molto severa come sono con me stessa e pretendendo sempre di più.
Mi rimprovero sempre che avrei potuto fare meglio, e aspetto ancora la grande opportunità. Intanto lavoro perché questa mi colga preparata!
Il cinema estero? Lì c’è più umiltà, più idee e voglia di esplorare un cinema di genere.
Negli Stati Uniti per esempio un piccolo film indipendente può trovarsi agli Oscar, qui è quasi impossibile che possa gareggiare con grandi major.
La nostra industria, che industria non è, produce storie autoreferenziali, girate solo in italiano e dunque non esportabili fuori dall’ Italia stessa. Ed è un grande peccato!
Per quanto mi riguarda ho lavorato con Abel Ferrara (in “Mary” – ndr), per esempio: è stato fantastico lavorare fianco a fianco con Juliette Binoche, Forest Whitaker, Marion Cotillard e Matthew Modine, tre premi Oscar su quattro, eppure attori con un’umanità e una sensibilità incredibili.
Guardare come si approcciavano ai personaggi mi ha arricchita molto: Juliette si ritirava, con Matthew si rideva fino all’ultimo, un secondo prima del ciak.
Di “Mary” ho vissuto anche la preparazione: ricordo con affetto infinito le lunghe chiacchierate con Abel a parlare dei Vangeli Gnostici, di Elaine Pageles. Una chicca: ho suggerito e fatto conoscere io la location di Calcata per girarvi una parte del film!
Cinema, Burlesque, teatro: non rinuncerei a nulla, sarebbe come chiedere ad un corpo se può vivere meglio senza il cuore o senza respirare.
Nel Burlesque molto è riservato all’improvvisazione: c’è sempre una buona parte dello show che nasce con il pubblico nel momento dell’esecuzione, anche se la preparazione è la stessa di quando si prova per film o spettacoli teatrali”.
E come è nata Grace Hall?
Emma/Grace ci danno appuntamento alla prossima puntata…
Categoria: featured • Focus • Teatro / Danza
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more