“Dèi in terra”, di Miss Black
Ilaria Rebecchi | Apr 11, 2014 | Commenti 0
In un lontano futuro, il mondo occidentale è governato da una timocrazia di sei regnanti. I Timocrati non sono normali esseri umani… la cosa a cui assomigliano di più sono divinità altere e distanti.
Julie è una scienziata, una genetista il cui lavoro ha destato l’interesse della Timocrazia e in particolare dell’essere conosciuto come Marte. Marte le dà tutto quello che ha sempre voluto: fondi, personale, appoggio politico… ma presto Julie inizia a sognarlo e in quei sogni lui non è una divinità altera e distante. E Julie inizia a chiedersi: può un essere umano come lei risvegliare l’amore di un dio?
“Quella notte ebbe il primo sogno. Non lo considerò strano, né anomalo. Era stesa a pancia in giù su una superficie morbida. Dormiva, o meglio, sapeva di aver dormito. Si era svegliata, ma aveva gli occhi socchiusi. Aveva la sensazione di essere in un luogo confortevole, dalla luce chiara e rosea, dall’odore pulito. Qualcuno le scostava i capelli dal collo, ma lei non si voltava. Era abbandonata e fiduciosa. Le dita di una mano la toccavano sulla nuca, nel punto in cui la colonna vertebrale diventa scatola cranica. Quelle dita la accarezzavano e poi iniziavano a scendere lungo la sua schiena, contandole delicatamente le vertebre. Julie diventava consapevole di essere nuda.
Le dita scivolavano sempre più in basso e Julie iniziava a desiderare il loro tocco. Non faceva nulla, ma si tendeva lievemente e si inarcava. Quelle mani sconosciute le accarezzavano le natiche.
Julie, nel sogno, voleva che continuassero a toccarla, voleva che la esplorassero in modo autenticamente erotico, ma non diceva nulla. Non parlava. Emetteva solo un lieve sospiro, sperando che quella persona, della cui identità non si preoccupava minimamente, capisse che doveva continuare.
E quella persona continuava. Le solleticava l’interno delle natiche e Julie si inarcava di più. La accarezzava sulle morbide labbra glabre del suo sesso, per poi far scivolare le dita tra loro, nella sua fessura umida e accaldata.
Quelle dita la dischiudevano, delicate e ferme, per poi sprofondarle dentro. Le procuravano un piacere… un piacere lento che saliva e saliva, diventando sempre più corporeo e bruciante. Julie si rendeva conto di ansimare forte e di essere vicina al culmine. Le dita si trasformavano in un membro maschile e qualcuno le posava le mani sulle spalle.
«Continua, ti prego» mormorava Julie.”
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