Decamerone, Giovanni Boccaccio
Ilaria Rebecchi | Lug 04, 2014 | Commenti 0
Giovanni Boccaccio (1313 – 1375) è stato uno dei massimi letterati di tutti i tempi, capace anzitempo di prevedere e palesare quelle che nell’Umanesimo sarebbero divenute le tematiche centrali dell’arte.
Figlio di un mercante fiorentino cresce a Firenze per poi trasferirsi giovanissimo a Napoli con il padre, iniziando a frequentare gli ambienti mondani e culturali della città, ed abbandonando subito la mercatura paterna per dedicarsi appieno alla letteratura.
Prende parte alla vita angioma di Napoli e subisce il fascino della letteratura francese come degli studi mitologici e più classici, per poi tornare nell’amata Firenze nel 1340, scampando alla peste ed assumendo vari incarichi diplomatici cittadini.
Consoce Francesco Petrarca, il suo maestro artistico, diventa ambasciatore del Papa Urbano V, pero poi ritirarsi a Certaldo (Fi) dedicandosi allo studio negli ultimi anni della sua vita.
La sua opera maggiore è senza dubbio il Decameron (1349 – 1351), raccolta di 100 novelle raccontate dai 10 protagonisti-narratori in una fuga dalla peste che nel 1348 aveva stravolto Firenze e ucciso il padre del poeta.
Dieci amici che cercano riparo in una villa fuori dalla città toscana: 7 uomini e tre donne che si intratterranno con racconti di straordinaria modernità.
Panfilo (l’amante fortunato), Filostrato (l’uomo che soffre pene d’amore), Lauretta (la gelosa): ogni personaggio ha un nome allusivo e una storia diversa a seconda delle giornate, come la quinta in cui si parla della felicità che premia gli amanti, o la quarta che parla di amori infelici, la sesta di motti spiritosi e l’ottava di scherzi e beffe.
Personaggi popolani o borghesi, laici o religiosi, di ogni età: il Decamerone pullula di immagini verosimili di un’Italia senza limitazioni né morali né culturali, da donne beffarde a uomini di spirito, passando per personaggi storici o di fantasia fino a spregiudicate donne tutt’altro che in linea con l’immagine sacrale femminile dell’epoca del Boccaccio.
Il desiderio sessuale è la trama centrale dell’intera opera, che interfaccia il dominio del vizio e ora il trionfo delle virtù, la giovinezza o lo spirito attivo dell’età matura, l’attrazione e il disincanto per la vita.
E’ il primo grande capolavoro in prosa della nostra letteratura e la sua varietà e duttilità nell’uso della lingua, della metrica e dell’immaginario evocato è riuscito a sconvolgere all’epoca come appare ad oggi ancora moderno, grazie ad una prosa elaborata, una struttura a cornice ma mai uguale giorno dopo giorno, e grazie alla forte analisi dell’animo umano, affiancando grandi tragedie a spassose comicità.
Vicende e figure sfaccettate, emblematiche di un’umanità ormai lontana dagli stereotipi medievali, arguta nei personaggi imbroglioni e maliziosa nei racconti di monache e badesse, raffinata e verace, oscena e licenziosa, il cui erotismo rivendica i diritti nell’arte, con realismo pregno d’amore, intrighi, riflessioni morali, beffe, avventure ed odio.
La parodia nella storia di Lisetta (quarta giornata) e di Alberto da Imola che per “fotterla”le racconta fandonie sacrali, dissacra i racconti religiosi di apparizioni di vergini e santi, e persino dell’amor cortese e della fastosa Venezia del tempo.
Censurata negli ambienti cattolici più radicati,l’opera vide il proprio valore umanistico ed antropologico rivalutato ed esaltato soprattutto dal 1800.
Ad oggi rimane uno dei primi esempi di letteratura moderna, e di erotismo letterario.
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more