“Crostata Pere e Cioccolato”, capitolo V: il racconto erotico di Sweet&Wet per I Diari di Casanova
Ilaria Rebecchi | Feb 10, 2015 | Commenti 0
CROSTATA PERE E CIOCCOLATO
di Sweet&Wet
I Diari di Casanova vi presenta in esclusiva Sweet&Wet e il suo racconto erotico “Crostata Pere e Cioccolato”, in anteprima mondiale:
Sweet&Wet vive e lavora in una città media, di medie dimensioni, portici e tradizioni.
Il suo è un lavoro come un altro, in un ufficio come un altro. Quando la sera Sweet&Wet esce dal lavoro corre a casa, prepara la cena e trascorre il tempo con il marito e con il cane. E’ un’ottima cuoca, le piace sperimentare e abbonda con le spezie.
Sweet&Wet compra e legge montagne di libri, appunta citazioni, scrive continuamente e chiude nel cassetto le sue storie.
Se la incroci per la strada, Sweet&Wet ti osserva, ti scruta.
Ha già in mente un racconto per te. E abbonderà con le spezie anche in questo caso.
Capitolo V
Sguardi. Sguardi e ancora sguardi, un pranzo dietro l’altro.
E allora se l’era cercata, vero? Aveva esasperato gli eventi per arrivare a questo punto. Aveva fatto in modo di trovarsi sola al bar, quel giorno di maggio, fingendo una telefonata, fingendo di rientrare in ufficio più tardi, trattenendosi al bancone con Matteo e fingendo di decidersi per il caffè solo quando era stato il momento per Marco di andare a pagare il proprio conto e di trovarsi nei paraggi.
Lui le avrebbe mai rivolto la parola se lei non gli si fosse offerta sul piatto d’argento? Si sarebbe mai trovato con la sua mano tra le gambe se lei non avesse studiato quella giornata nei minimi dettagli? In fondo forse non si era trattato esattamente di esasperare gli eventi. Una piccola iniziativa dopo mesi e mesi di attesa possono considerarsi davvero un’esasperazione?
Il pollice di Marco, grande e caldo, aveva trovato l’occupazione perfetta tra le sue gambe, muovendosi ritmicamente come la sua lingua nella sua bocca, mentre lei ricordava come lui sembrava avere deciso cosa fare d’istinto, al bancone del bar: l’aveva salutata come si saluta una vecchia amica e le aveva chiesto “Te lo posso offrire io il caffè?”. Era ciò che lei stava aspettando, esattamente ciò che aveva sperato di ottenere infine studiando le mosse di quell’incontro.
Lei aveva risposto “ok grazie” altrettanto spontaneamente.
“Tutto bene?” aveva detto lui, e avevano iniziato a fare conversazione come avrebbero potuto farla due vecchi amici, e la cosa non aveva un minimo di senso, perché erano mesi che si mangiavano con gli occhi ma non erano amici di sicuro, e da dirsi non avevano nulla e il momento sembrava così stonato eppure perfetto, e di certo qualcuno tra tutti i presenti doveva avere notato la stranezza del loro incontro, ma in quel momento lei non aveva coscienza di nulla, se non degli occhi di lui, che la scrutavano da vicino ridendo di come lei continuasse ad allungare il caffè.
“E’ più un latte macchiato di caffè che un caffè macchiato latte!”
Si erano presentati ufficialmente (lui lo ricordava il suo nome adesso, mentre trafficava nella sua figa con perizia? Se lei gli avesse chiesto a bruciapelo “come mi chiamo?” lui avrebbe risposto correttamente?) e avevano fumato una sigaretta insieme, allungando all’infinito quella pausa pranzo, quel momento.
Era sembrato, quel giorno, che non fossero in grado di salutarsi.
Adesso lei capiva che nessuno dei due era in grado di arrivare al dunque, e questo era ciò che li tratteneva in chiacchiere inutili sotto il pergolato del bar, mentre il via vai dei clienti quotidiani si affievoliva e si faceva sempre più tardi: arrivare al dunque! Che facciamo? Siamo adulti e consenzienti e ci guardiamo ormai da un tempo sufficiente: scopiamo?
©Sweet&Wet
Ufficio stampa
Carlo Dutto
carlodutto@hotmail.it
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more