“Crostata Pere e Cioccolato”, capitolo III: il racconto erotico di Sweet&Wet per I Diari di Casanova
Ilaria Rebecchi | Gen 28, 2015 | Commenti 0
CROSTATA PERE E CIOCCOLATO
di Sweet&Wet
I Diari di Casanova vi presenta in esclusiva Sweet&Wet e il suo racconto erotico “Crostata Pere e Cioccolato”, in anteprima mondiale:
Sweet&Wet vive e lavora in una città media, di medie dimensioni, portici e tradizioni.
Il suo è un lavoro come un altro, in un ufficio come un altro. Quando la sera Sweet&Wet esce dal lavoro corre a casa, prepara la cena e trascorre il tempo con il marito e con il cane. E’ un’ottima cuoca, le piace sperimentare e abbonda con le spezie.
Sweet&Wet compra e legge montagne di libri, appunta citazioni, scrive continuamente e chiude nel cassetto le sue storie.
Se la incroci per la strada, Sweet&Wet ti osserva, ti scruta.
Ha già in mente un racconto per te. E abbonderà con le spezie anche in questo caso.
Capitolo III
La mattina successiva infilando la borsa a tracolla prima di uscire di casa lei si era chiesta se lui avrebbe notato il modo in cui lei aveva scelto l’abbinamento degli accessori. Il modo in cui il rosso dei suoi orecchini riprendeva il bracciale, e il ricamo a fiori della borsetta di lana.
Certamente no. Non avrebbe notato nulla, lui. Niente di ciò che era esteticamente apprezzabile per una donna aveva la stessa valenza per un uomo, e lei lo sapeva bene. Ma si trattava di quei particolari che facevano sì che lei sentisse bene. Attenzioni e perfezionamenti minimi, eppure così fondamentali per la sua autostima.
La collana sulla scollatura. Il luccichio degli orecchini.
Ora che la lingua di Marco si arrampicava lungo il suo collo, ora che quei denti affilati le mordevano il lobo dell’orecchio quegli stessi orecchini erano scomodi, si rendeva conto. Li aveva scelti con un’attenzione particolare, quegli orecchini. Sapendo che sarebbe successo, che se lo sarebbe scopato e che quegli orecchini, oggi, lui li avrebbe visti da vicino. Tre catenelle di argento satinato, che si allungavano dal lobo dell’orecchio fino quasi alle sue spalle nude, con piccoli brillantini al fondo di ogni catenella, per donare un punto di luce alla sua abbronzatura.
Immaginava che lui li avrebbe sfiorati con le dita, ne avrebbe sorriso. Li avrebbe apprezzati.
Ma il naso ci si incastrava, in quelle catenelle, la sua lingua risalendo la sua pelle profumata finiva per trovarsele in bocca e alla fine, alla fine accidenti, lei aveva dovuto toglierli, i dannati orecchini, e posarli sul cruscotto in un mucchietto di argento. Senza che lui li notasse nel modo più assoluto.
Le sue colleghe lo chiamavano “l’ammiratore”, ora. Aveva iniziato a mangiarsela con gli occhi nel giro di qualche giorno. Senza alcun pudore, con una baldanza che in un primo momento l’aveva infastidita.
Ecco un altro uomo sicuro di sé, aveva pensato di lui. Gli ho fatto credere che mi piacesse, e ora mi guarda come se mi credesse ai suoi piedi.
E allora era tornata sui suoi passi, aveva smesso per qualche giorno di cercare il suo sguardo.
Ma poi era successo il fatto dell’ombrello, lui le aveva tenuto la porta aperta mentre lei armeggiava cercando di non bagnarsi il viso, sciuparsi il trucco (non fosse mai!), e nel suo sguardo lei quel giorno aveva letto soltanto ammirazione, e forse un po’ di sincero arrapamento. Quegli occhi azzurri l’avevano scrutata tanto apertamente che lei lo aveva perdonato.
E la cosa era andata avanti. Era andata avanti per settimane, mesi.
Si erano guardati oltre la testa degli avventori al tavolo accanto, che intralciavano la loro visuale con gioviale menefreghismo. Si erano cercati con gli occhi tra la coda alla cassa ed il caffè al bancone. Si erano osservati oltre la ressa del martedì, ogni martedì. Si erano ritrovati dopo ogni week end e dopo ogni giorno di ferie con ritrovato entusiasmo, con l’ansia di due ragazzini, con un luccichio negli occhi e un sorriso sinceramente felice: “Eccoti! Ci sei ancora, mi sei mancato!”
©Sweet&Wet
Ufficio stampa
Carlo Dutto
carlodutto@hotmail.it
… e a martedì prossimo!!!
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