CASANOVA DIARY: “Eros e Thanatos” all’Olimpico di Vicenza
Ilaria Rebecchi | Ott 13, 2013 | Commenti 0
Nella storia e nell’arte ne hanno discusso i più grandi, con pensieri ed opere atti a raccontare delle incontrollabili pulsioni d’amore e odio, vita e morte, piacere ed opposizione, che si manifestano da sempre nelle vite degli uomini, delineate da Empedocle come eros e distruzione.
Poi a riflettere di Eros e Thanatos ci pensò anche Freud, sottolineando come la psiche fosse governata da questi istinti con la pulsione di vita sempre accompagnata da quella morale, o lo psichiatra Wilhelm Reich con il suo scritto “La funzione dell’orgasmo”, e lo scapigliato Camillo Boito nella novella del 1875 “Il Corpo”, a raccontar di Carlotta musa di un artista di lei innamorato, e perseguitata da uno scienziato attratto dalla sua bellezza, in un’opera simil gotica tra impulsi amorosi e tragici che si confondevano pericolosamente e affascinando.
E oggi che così tragicamente si parla di violenze domestiche e donne ammazzate da ex amanti gelosi e ossessionati, il mito di Eros e Thanatos sembra subire la naturale e triste evoluzione della propria essenza, scivolando verso l’ancor più macabro e meno vitale.
E Eros, ampiamente discusso fin dai tempi di Omero che nella sua “Iliade” con Paride che ad Elena dice «ma ora andiamo a letto e facciamo l’amore, non mi ha mai preso il cuore un desiderio tanto possente», per Platone rappresentava le astuzie degli amanti per ottenere scopi amorosi, e già il mito greco lo delineava come forza d’attrazione, elemento fondamentale generato dal Caos primitivo per la riproduzione della specie che con le sue frecce provocava, diciamolo, il mal d’amore.
Vi chiederete cosa c’entri tutto questo con il Casanova Diary vicentino.
Ebbene andrà in scena il 21 ottobre nella suggestiva cornice del Teatro Olimpico della nostra città, la conferenza-spettacolo di Serena Sinigaglia (Direttrice artistica del teatro Ringhiera ATIR di Milano) dedicata ed intitolata a “Eros e Thanatos”.
Definito dall’autrice come «un viaggio all’interno delle antiche parole che non accaddero mai ma furono sempre», l’opera si sviluppa con tre attori sul palco, per la regista che nelle nostre terre si era fatta conoscere 15 anni fa con le “Baccanti” euripidee, e che oggi affronta il mito tra riferimenti autobiografici, ripercorrendone la leggenda e gettandola nell’universo del contemporaneo.
Sul palco la regista bilancia narrazione e recitazione, raccontando un viaggio in Albania che le ispirò la messa inscena proprio delle “Baccanti”: «Eros e thanatos, perché ho paura di morire.
In queste parole ritrovo la strada, mi indicano la via aiutandomi a riconoscere cosa è giusto, urgente e importante e cosa non lo è. I classici ristabiliscono il giusto rapporto tra l’umano e l’eterno. Questa conferenza spettacolo racconta della mia passione per il teatro greco e per quelle parole antiche e immortali»
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