Appetiti Afrodisiaci: pt 103: Vino ed Eros, Odi et Amo
Andree Formier | Feb 19, 2015 | Commenti 0
Fin dall’alba dei tempi il vino è stato fedele compagno e al contempo beffardo traditore dell’eros: il giusto aiuta a disinibirsi dandoci una dose di coraggio e libido in più, il troppo stronca ogni tentativo di essere sexy.
Già a Babilonia veniva assunta durante le celebrazioni pubbliche e nei templi, dove gli ebbri si univano alle sacerdotesse di Ishtor, dea dell’amore. Re e dignitari erano i primi a soddisfare le proprie brame, poi con la distribuzione del vino anche al popolo la festa si trasformava in un’orgia collettiva. Non si conosce la ricetta esatta di questa bevanda, ma si presume fosse preparata con uva pestata, datteri e spezie.
Nell’antico Egitto per far diventare magico il vino gli venivano aggiunte erbe particolari, e famosa era la ricetta di Cleopatra contenente oppio e sostanze allucinogene, come belladonna o mandragora.
Nell’antico Egitto per far diventare magico il vino gli venivano aggiunte erbe particolari, e famosa era la ricetta di Cleopatra contenente oppio e sostanze allucinogene, come belladonna o mandragora.
Ippocrate ribadì il concetto che il vino era sinonimo di civiltà e buona salute anche sessuale, riportando un’opinione comune secondo la quale questa bevanda e non l’acqua era adatta all’umanità civilizzata.
Greci e Romani dedicarono al vino il culto erotico del dio fallico Dioniso o Bacco, i cui effetti erano potenziati aggiungendo ingredienti afrodisiaci come cannella, mandorle o rosmarino.
Nei suoi versi Ovidio suggeriva di ricorrere al vino come alibi per compiere i primi approcci o preparare all’amore:
“Ebrietas ut vera nocet, sic ficta iuvabit… Vina parant animos faciuntque caloribus aptos… et Venus in vinis ignis in igne fuit”
(Come se è vera nuocer può l’ebbrezza, così giova se è finta… i vini preparano gli animi e li rendono aperti agli ardori… e Venere nei vini diviene fuoco aggiunto al fuoco).
Greci e Romani dedicarono al vino il culto erotico del dio fallico Dioniso o Bacco, i cui effetti erano potenziati aggiungendo ingredienti afrodisiaci come cannella, mandorle o rosmarino.
Nei suoi versi Ovidio suggeriva di ricorrere al vino come alibi per compiere i primi approcci o preparare all’amore:
“Ebrietas ut vera nocet, sic ficta iuvabit… Vina parant animos faciuntque caloribus aptos… et Venus in vinis ignis in igne fuit”
(Come se è vera nuocer può l’ebbrezza, così giova se è finta… i vini preparano gli animi e li rendono aperti agli ardori… e Venere nei vini diviene fuoco aggiunto al fuoco).
Come diceva Baudelaire nei suoi spleen “Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere”.
Ricordate: assaggio di un bicchiere, leggero e canterino come un uccello; sorseggio di qualche bicchiere, ardito come un leone; consumo di molti bicchieri, cocciuto e tonto come un somaro. Meravigliosa saggezza popolare!
Buoni appetiti afrodisiaci, mes amis!
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