“Voglio che la pittura sia carne” – Lucian Freud
Ilaria Rebecchi | Ago 02, 2012 | Commenti 0
Con un omaggio postumo e dolce-amaro, la Londra delle Olimpaidi 2012 omaggia alla National Portrait Gallery il compianto pittore maestro del ‘900 Lucian Freud, scomparso a luglio di un anno fa.
Nato a Berlino nel 1922 il genio della pittura contemporanea si trasferì ancora bambino in Gran Bretagna, con sulle spalle il peso di un cognome ‘sì noto al mondo per il contributo filosofico-psicologico-artistico in quanto nipote dell’ancora più noto Sigmund Freud, Lucian a soli 22 nani tiene la sua prima mostra personale, e dieci anni dopo rappresenta il regno Unito alla Biennale d’Arti Visive di Venezia, al fianco di Francis Bacon e Ben Nicholson.
Le opere realistiche, disturbanti e seducenti, convincenti e talora brutali dell’artista appieno mantengono le promesse di una delle sue più note dichiarazioni: “Voglio che la pittura sia carne”.
Ed è proprio la carne che permeano e trasudano i suoi volti e corpi, distesi e tesi, delineati con tonalità crude e a volte esagerate, in riferimento-omaggio ai grandi del passato che più lo influenzarono, da Cezanne a Frans Hals, passando per gli impressionisti tedeschi.
Ritmi lentissimi di lavoro ed un disordine caotico e smisurato nel suo studio: Lucian Freud era noto per obbligare i suoi modelli ad estenuanti ed interminabili ore di posa, oltre che per l’eclettica vita privata, con molti figli illegittimi.
Il suo autoritratto con un occhio nero dopo una rissa fu battuto all’asta da Sotheby’s per oltre 3 milioni di dollari, nel 2010.
Qui un piccolo omaggio al suo erotismo sconvolgente e alla sua arte carnale e materica.
Info sull'autore: Direttore Responsabile art journalist & more